Barumini è un piccolo paese situato nella piccola regione della Marmilla, il cui nome deriva dalla forma a mammella delle sue colline, situato tra il Campidano e il complesso montuoso del Gennargentu.
Confina a nord con Gesturi e la sua Giara da cui dista circa 5 chilometri, ad est con Gergei distante 10 chilometri, ad ovest con Tuili a circa 4 chilometri, ed infine a sud con Las Plassas e Villanovafranca distanti rispettivamente 3 e 7 chilometri.
Il territorio comunale è di modesta estensione: circa 27 chilometri quadrati, situato a 220 metri di altitudine sopra il livello del mare, e conta circa 1500 abitanti residenti. Nonostante la piccola dimensione, è molto importante per le testimonianze del suo passato: preistoria e protostoria, età dei nuraghi, periodo punico, romano e medioevale. Quindi eccezionali risorse archeologiche, ma anche naturalistiche, ambientali e storico-culturali di primo piano.
Il centro abitato è costruito in un’ampia vallata circondata da varie colline tra cui quella del Castello di Las Plassas e l’altipiano della Giara di Gesturi e Tuili.
Il territorio privo di boschi è rinomato per la sua fertilità, e in parte pianeggiante, mentre la zona collinare, di natura marno-argillosa è ideale per la coltivazione di grano, cereali e foraggiere. Ma vi sono anche oliveti, mandorleti, vigneti e pinete di eucaliptus utilizzati per legna da ardere. Ottimo è il vino nero assai gagliardo, come monica, bovali e cannonau, e le tre qualità di vino bianco: malvasia, seminano e moscatello. Infatti, l’economia principale è ancora l’agricoltura e la pastorizia; ma da alcuni anni anche il turismo coinvolge numerosi operatori per l’intero anno. Molte invece le piante medicinali e aromatiche tra la vegetazione che cresce spontanea, che formano la tipica macchia mediterranea. Il territorio è attraversato da Su frumini (fiume Mannu) autentica risorsa idrica sia per gli agricoltori che pastori. Il fiume, dopo aver attraversato le campagne di Isili, Nuragus e Gesturi, percorre il territorio comunale nelle località campestri di Bau sa Tela, Santu Luxori, Bangius, Bau Perdu, Ponti,
Bramacusa, Bau d’oru e Aurras, continuando la sua discesa verso il territorio di Lasplassas. Ma è noto in tutta la Sardegna, soprattutto per la proprietà delle canne che crescono tra le due sponde, utilizzate per le Launeddas: lo strumento popolare più antico della musica e della cultura dei sardi, formato da tre canne di giunco, due più lunghe legate insieme con quattro fori, e una più corta, isolata, con un solo foro, che sono di solito la colonna sonora delle processioni religiose. Esse sono tagliate durante il plenilunio del mese di febbraio e lasciate stagionare per almeno tre anni. Tra la fauna sono ancora presenti allo stato selvatico, i conigli, lepri, volpi, donnole, gatti selvatici, ricci, bisce; mentre tra i volatili risiedono ancora, pernici, tortore, quaglie, merli, storni, tordi, beccacce, passeri, corvi, astori, cornacchie, cardellini, civette, barbagianni, usignoli, verdoni e rondini, che rendono suggestivo Su sattu (la campagna) che li accoglie.
Tra gli anni 1953/54 l’ETFAS (Ente Trasformazione Fondiaria ed Agraria in Sardegna) con lo scopo di valorizzare le campagne incolte, espropriò una vasta area di terreni compresa tra Barumini e Gergei, in gran parte di proprietà dei Marchesi Zapata. Il territorio interessato comprendeva le località campestri di Surdelli, Monte Cuccu, Pranu ‘e Acquas, S’Abuleu, Arriu ‘e Callorusu, Ziu Cristianu, che distavano dal paese, circa 6 chilometri. Un grande e lungo lavoro che coinvolse decine di operai, per pulire, dissodare i terreni e creare le nuove strade di transito. Nel luglio 1955 si iniziarono a costruire le abitazioni per gli assegnatari. Quindici furono le famiglie di agricoltori che alla fine del 1959 usufruirono dell’opportunità creata dall’ETFAS, cui erano assegnati dai 6 agli 8 ettari di terreno coltivabile assieme alla casa; contemporaneamente furono impiantati nuovi vigneti, uliveti e mandorleti. Nello stesso luogo fu costruito un edificio adibito ad uso scolastico, per dare la possibilità ai bambini del luogo a frequentare le lezioni. Le famiglie degli assegnatari, all’inizio subirono non pochi disagi. Basti pensare che dovettero attendere quasi quattro anni, e cioè il 1963, per usufruire della luce elettrica e dell’acqua potabile nelle rispettive abitazioni, utilizzando nel frattempo candele e lampade a carburo come illuminazione, e prelevando l’acqua dalle mitzas (sorgenti) presenti nella zona per le esigenze familiari. Ancora oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, seppur in numero ridotto, alcune famiglie vi abitano, e lavorano le fertili campagne delle rispettive aziende agricole.
Il centro abitato del paese è suddiviso in bixinaus (vicinati) con nomi antichi e particolari: Sa Gruxi, Guventu, Pireddu, Maziottu, Santa Luxia, Pizirillu, Pillosa, Palla ‘e Campu, S’otte Prazittu, S’abasciada is pramas, Santu Nigolla, Funtà ‘e Murru.
Il clima di questo territorio è tipicamente mediterraneo: freddo-umido d’inverno e caldissimo in estate, probabilmente anche a causa della scarsa ventilazione per le prominenze vicine. La stagione piovosa inizia normalmente a novembre e prevale anche a dicembre, febbraio e marzo, interrotta dalle secche di gennaio; un fenomeno comune in tutta la Sardegna. Mentre la stagione estiva assai calda, riesce a prolungarsi quasi sino alla fine di ottobre, arrivando a temperature intorno ai 35 gradi.